Lontananza
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Libri Moderni

Hjorth, Vigdis

Lontananza

Abstract: Dopo trent'anni di assenza Johanna torna in Norvegia e, rompendo il divieto di contattare la famiglia, telefona alla madre, che ora ha ottantacinque anni ed è vedova. Nessuna risposta. Per la famiglia Haug Johanna non esiste più: è morta quando, appena sposata e studentessa di Legge per volere del padre avvocato, ha mollato tutto per diventare pittrice e si è trasferita nello Utah con il suo professore d'arte, con cui ha avuto un figlio. Johanna ormai è un'artista piuttosto affermata, ma anche i soggetti dei suoi quadri scatenano l'ira dei familiari, che vedono in essi una distorsione e una denigrazione ulteriore nei loro confronti, soprattutto per il modo in cui viene raffigurata la madre. Nella mente di Johanna affiorano vecchi ricordi di una donna all'apparenza leggera, spensierata, bellissima, ma quando riesce finalmente a spiegarsi alcuni episodi sconcertanti a cui ha preso parte, capisce che la madre non faceva che nascondersi dietro una corazza di convenzioni. Il lunghissimo silenzio fra le due donne si spezzerà in maniera violenta in un ultimo, spietato confronto.


Titolo e contributi: Lontananza / Vigdis Hjorth ; traduzione di Margherita Podestà Heir

Pubblicazione: Roma : Fazi, 2021

Descrizione fisica: 373 p. ; 22 cm.

Serie: Le strade ; 483

ISBN: 9788893258692

EAN: 9788893258692

Data:2021

Lingua: Italiano (lingua del testo, colonna sonora, ecc.), Norvegese (lingua dell'opera originale)

Paese: Italia

Opera:
Serie: Le strade ; 483

Nomi: (Autore) (Traduttore)

Soggetti:

Classi: 839.82374 Drammatico <genere fiction> (0)

Dati generali (100)
  • Tipo di data: monografia edita in un solo anno
  • Data di pubblicazione: 2021
  • Target: adulti, generale
Testi (105)
  • Genere: fiction

Sono presenti 9 copie, di cui 2 in prestito.

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Dopo trent’anni di assenza Johanna torna in Norvegia e, rompendo il divieto di contattare la famiglia, telefona alla madre, che ora ha ottantacinque anni ed è vedova. Nessuna risposta. Per la famiglia Haug Johanna non esiste più: è morta quando, appena sposata e studentessa di Legge per volere del padre avvocato, ha mollato tutto per diventare pittrice e si è trasferita nello Utah con il suo professore d’arte, con cui ha avuto un figlio. Johanna ormai è un’artista piuttosto affermata, ma anche i soggetti dei suoi quadri scatenano l’ira dei familiari, che vedono in essi una distorsione e una denigrazione ulteriore nei loro confronti, soprattutto per il modo in cui viene raffigurata la madre. Nella mente di Johanna affiorano vecchi ricordi di una donna all’apparenza leggera, spensierata, bellissima, ma quando riesce finalmente a spiegarsi alcuni episodi sconcertanti a cui ha preso parte, capisce che la madre non faceva che nascondersi dietro una corazza di convenzioni. Il lunghissimo silenzio fra le due donne si spezzerà in maniera violenta in un ultimo, spietato confronto.

Sin dal suo esordio in Italia Vigdis Hjorth ci ha abituati a leggere di storie che hanno quale primo elemento fondamentale la famiglia. Una famiglia intrisa di emozioni, di ricordi, di dolore. Di malessere generalizzato ma anche di difficoltà da superare per quei nodi che ne fanno parte e che per lunghi e lunghi anni non riescono ad essere sciolti. Anzi. Questo è ciò che abbiamo conosciuto già in “Eredità”, opera che abbiamo avuto il piacere di leggere in passato in anteprima, ma non viene meno nemmeno questa volta con “Lontananza”.

Le premesse di partenza sono abbastanza semplici. Johanna dopo circa trent’anni di assenza fa ritorno in Norvegia e rompe quel divieto atto a contattare la famiglia. E cosa fa? Telefona alla madre ad oggi ottantacinquenne e vedova. Nessuno risponde a quel telefono anche perché per la famiglia Haug ella è morta. Di lei non vi è più traccia di esistenza e soprattutto ragione per la quale considerarla viva. È morta quando, dopo essersi sposata ancora nei panni di studentessa dell’università di Giurisprudenza per volere del padre di professione avvocato, ha deciso di chiudere con quel mondo per vivere il suo di sogno: dipingere. Questa decisione l’ha portata a trasferirsi nello Utah assieme al suo professore d’arte. Dall’unione con l’uomo la donna ha avuto un figlio e la sua carriera d’artista ha trovato terreno fertile per germogliare. Ha un buon nome ed è sempre più conosciuta nel panorama artistico. Le sue opere sono però il primo specchio della sua anima e hanno tutte e inesorabilmente a che fare con la sua famiglia. Nello specifico da queste fuoriesce un profondo malessere e una sensazione d’ira che si traduce in tutta una serie di conti con quel passato mai davvero affrontati.

L’astio sembra trovare la sua origine proprio nella figura materna da sempre individuata in una figura frivola, perbenista, atta ad assecondare i capricci di ogni genere e a lasciare spazio a frivolezze e leggerezza. Ma è davvero così? Oppure quella stessa madre ha indossato una maschera per tanti tanti anni pur di celare a sua volta un qualcosa di diverso e altrettanto doloroso? Non è che forse la prima a nascondersi era proprio la madre?

È giunto adesso il tempo di affrontare quei fantasmi e Johanna non si tirerà indietro. È giunta l’ora di quell’ultimo confronto che la vedrà affrontare la donna che nei suoi ricordi ha un volto ma che nella realtà ne ha un altro. A prescindere dalle conseguenze, qualunque esse siano.

“Lontananza” si conferma essere uno scritto intriso di profonda emotività. È un’opera all’interno della quale a far da padrona è l’emozione, una emozione fatta di sentimenti positivi quanto negativi. L’opera si snoda rapidamente tra le mani del lettore e lascia spazio a molteplici riflessioni che si concentrano prevalentemente sull’aspetto dei legami della famiglia e su quelle che ne possono essere le comprensioni e incomprensioni.

Ecco, dunque, che “Lontananza” tocca le corde più intime di ogni lettore, solletica, resta e si lascia divorare. Buona lettura.

”Avevo capito alla perfezione che mia madre voleva rompere il vaso. Anch’io avrei voluto romperlo e soprattutto se fossi stata la mamma, come in un certo senso ero. La mamma era stata coraggiosa a romperlo, bisognava dargliene atto, finalmente un’azione appropriata, un germe iniziale di protesta, ma non era stata abbastanza coraggiosa, e da quel momento in poi non le piacevo più perché avevo visto entrambe le cose, il desiderio e la vigliaccheria.”

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