DELIO GENNAI
VIBRAZIONI: SCRITTURE E LIBRI D'ARTISTA
Venerdì 5 maggio ore 19 inaugurazione della mostra curata da Francesca Pepi e percorso guidato a cura di Ilario Luperini.
Nel
microcosmo della biblioteca si ricompone, attraverso lo sguardo ed il lavoro meticoloso di Delio Gennai, per il breve spazio di una mostra, la fuga di senso originata da Babele.
La ricerca estetica, inappagata e fertile, della bellezza e dell'equilibrio, guida l'artista nel solco della fascinazione per una diversità di forme e di culture; gli permette di restituire la perfetta armonia visiva ed evocativa delle lingue e delle scritture che le riproducono.
Lettere ed ideogrammi, simbolo del potere seduttivo della parola, sembrano vibrare nel vuoto, nella luce e nello spazio visivo costruito dalla penombra, per contrapposizioni complementari che alternano il segno e la sua sottrazione, la presenza e l'assenza, oscillando sul baratro tra silenzio muto e rumore.
Questi segni, sospesi nell'aria o discosti dalla superficie in cui sembrano adagiarsi, sono sottratti dallo sguardo contemplativo e curioso dell'artista al dominio dell'incomprensione e dell'incomunicabilità moltiplicato dallo strapotere dei mezzi di comunicazione di massa che arrivano ad irretire l'individuo in una solitudine più completa.
L'artista opera per sottrazione, interviene sulla carta bianca intagliandovi le forme: rispecchia una fedeltà quasi ascetica alla privazione di tutto ciò che può distogliere l'attenzione dal nucleo essenziale di senso creando intorno ad esso un silenzio partecipe che ne fa scaturire appieno un'energia cromatica e polifonica inattesa: un "sound of silence" che ha le sue radici nell'arte concettuale degli anni '60 con John Cage, George Brecht.
Non a caso la "tavolozza" di Gennai è il bianco, che solo apparentemente si configura come assenza di colore, ma al contrario è dato dalla somma di tutti i colori: un'armonia di contrasti e scambievoli rimandi che esplicitano la bellezza della complessità e della complementarietà degli opposti. (F.P.)